Ugo Biggeri, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Intervista a Paul Hawken ambientalista, imprenditore e giornalista, autore di numerosi libri tra cui fattore 4, capitalismo naturale e, di prossima pubblicazione in Italia, “Blessed Unrest” (Edizioni Ambiente, 2009).
Paul Hawken è membro del comitato consultivo di Terra Futura dal 2004, le sue idee hanno ispirato la parola chiave “produrre” dell’evento.
Paul, la prima domanda è inevitabile in questi giorni: cosa ne pensi della attuale crisi finanziaria?
Le crisi sono cicliche e si possono distinguere in crisi a ciclo breve e di lungo periodo. La disponibilità decrescente di petrolio è un ciclo lungo che ovviamente avrà effetti decisivi sul nostro modo di produrre e gestire l’energia. In questo ciclo si inserisce il ciclo breve delle variazioni di prezzo del greggio che non cambieranno il trend di lungo periodo. La stessa cosa si sta verificando con la crisi finanziaria: siamo alla fine di un ciclo finanziario di lungo periodo, di fatto va in crisi il modello economico e quindi la crisi continuerà ad essere presente ed ad avere effetti negli anni a venire.
Ma devo dire che secondo me siamo in un ottimo periodo, certo non voglio che nessuno soffra troppo, ma questa crisi rappresenta un’opportunità eccezionale per innescare un ciclo economico positivo, che risolva anche le altre crisi correlate: la crisi ecologica e la crisi sociale.
Come credi possa essere vissuta positivamente questa crisi?
Emergeranno le idee che il movimento ha prodotto in questi anni: responsabilità di impresa, produttività delle risorse, energie rinnovabili, ecoefficienza, differenti modelli di consumo, differenti metri di valutazione della propria soddisfazione personale basati sulla relazione non solo su consumo e denaro. La voglia di cambiamento sta contagiando anche i semplici cittadini. Chi ha fiuto per gli affari avrà opportunità eccezionali, e si potranno creare milioni di posti di lavoro, c’è da reinventare tutto.
Le piccole imprese che hanno maggior flessibilità, saranno avvantaggiate. Occorre essere rapidi, innovativi nella direzione di un economia verde, capaci di relazioni con i consumatori e con la società.
L’Italia dovrebbe riscoprire e valorizzare il suo tessuto di piccole imprese interconnesse a discapito dell’attenzione per le grandi imprese che non reggeranno la crisi.
Si decisamente, ma lo sono perché vedo già soluzioni ed opportunità che crescono. Nel 1787 a Londra una dozzina di attivisti iniziò ad incontrarsi da un piccolo editore per chiedere l’abolizione del commercio di schiavi. Politici ed imprenditori li denigrarono per anni affermando che erano richieste assurde fatte da incompetenti, gente che non conosceva il mondo dell’impresa e non aveva esperienza. Si dava per certo che l’abolizione della schiavitù avrebbe messo in crisi l’economia inglese, distrutto la crescita e i posti di lavoro abbassatogli standard di vita degli inglesi. Sessanta anni dopo la schiavitù era abolita.
Oggi ci troviamo di fronte a problematiche molto più complesse e pericolose che l’abolizione della schiavitù, ma i gruppi di attivisti ed innovatori sono disseminati a livello mondiale, siamo pronti, ci sono le opportunità per cambiare.
Il tuo ultimo libro “Blessed Unrest“ presenta un’ampia ed interessante appendice sui temi del movimento ed il numero di organizzazioni che lo compongono ed un proposta che é complementare a Zoes, la piattaforma internet per l’economia solidale che è nata da poco in Italia.
Quando ho iniziato ha pensare al libro ho iniziato a studiare quante fossero le realtà’ impegnate connesse nel movimento. E` un operazione complessa e che non era stata fatta prima, perché, appunto, mancano definizioni univoche. Le prime stime sono salite rapidamente da 100mila organizzazioni a 250mila. Ora sono convinto che siamo almeno nell’ordine di 1 o 2 milioni di organizzazioni nel mondo che si impegnano su ambiente, giustizia, diritti culturali.
Facendo questo studio mi sono resoconto che manca una rete, manca la percezione di essere in ottima compagnia nel mondo è nato quindi www.wiserearth.org, un database ed un social network mondiale generato dagli utenti. Ad oggi ci sono 243 paesi censiti con un totale di oltre 100mila organizzazioni.
E` un esperienza assolutamente innovativa e se vi sarà modo di collaborare con Zoes questo sarà assolutamente positivo.
Tratto da terrafutura.it