Durante la trasmissione di Radio Adige di venerdì scorso, ospite della giornalista Anna Ortolani per parlare di crisi dei consumi, mi sono imbattuto in una domanda che mi ronza ancora nella testa: «perchè debbo rinunciare agli svaghi e alle uscite al ristorante, se i politici non danno il buon esempio?».
L’obiezione è stata sollevata legittimamente da un ascoltatore durante la diretta dedicata al risparmio, mentre consigliavo come la riduzione delle uscite al ristorante può aiutare a far quadrare i conti del bilancio familiare (assieme a tante altre scelte di economia domestica).
Al di là della provocazione lanciata dal radioascoltatore, una riflessione si impone. I cittadini sono stanchi di sacrifici, di pagare tasse e stringere la cinghia a fronte di una parte della classe politica che si comporta come se le difficoltà del Paese reale non esistessero. O fossero un problema che non gli interessa, manifestando scarsa o nulla sensibilità ed etica.
Per contro non bisogna neppure pensare che l’universo mondo della politica sia inutile o – peggio – dannoso. Quel che è esiziale, per la nostra comunità oggi, sono le troppe persone che si sono sedute ai bordi della vita politica per assistervi passivamente. Magari nella speranza che qualcuno risolva i problemi di tutti.
Se mai c’è stato un tempo in cui sia necessario rimboccarsi le maniche ed impegnarsi, quello è il tempo presente. A tutti i livelli ci sono moltissimi politici di grande valore che rimangono però troppe volte soffocati perchè non hanno il sostegno di tante altre persone di buona volontà.
Se ognuno recuperasse l’impegno civico e – partendo dalle scelte quotidiane – si impegnasse nella vita civile ne guadagnerebbe tutta la comunità. E sicuramente avremmo una politica migliore perchè maggiori sarebbero le occasioni di controllo e denuncia.
Lo si può fare con un’indagine, con una mail, con l’impegno diretto oppure con il redde rationem da formulare ai propri rappresentanti politici. L’importante è non essere parte del meccanismo per opportunismo, conformismo o – peggio – desistenza.
Non è giusto, concordo, rinunciare al ristorante. Peggio è abdicare all’impegno civico.