La crisi economica non ha determinato “il temuto tracollo sociale generalizzato“: c’è una “stressata resistenza delle famiglie” che, complici i fattori strutturali della famiglia italiana, hanno ripensato stili di vita, tagliato gli sprechi, ridotto i consumi, modificato le abitudini alimentari, cercato i prezzi più convenienti. Il 28,5% delle famiglie ha avuto difficoltà a coprire le spese mensili con il proprio reddito, ma ha fatto ricorso a una serie di fonti alternative per sostenere le difficoltà. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto Censis, giunto alla 43a edizione, che analizza e interpreta tutti i fenomeni socio-economici del Paese.
“La società italiana è una società testardamente replicante”, rileva il Rapporto, sottolineando che “abbiamo resistito alla crisi riproponendo il tradizionale modello adattativo-reattivo: non abbiamo esasperato il primato della finanza sull’economia reale, le banche hanno mantenuto un forte aggancio al territorio, il sistema economico è caratterizzato da una diffusissima e molecolare presenza di piccole aziende, il mercato del lavoro è elastico (si pensi al sommerso) e protetto (si pensi al lavoro fisso e agli ammortizzatori sociali), le famiglie sono patrimonializzate. La crisi ha finito per rallentare il processo di uscita dal puro adattamento intravisto lo scorso anno, quando all’orizzonte si presentava quasi una «seconda metamorfosi», dopo quella degli anni fra il ’45 e il ’75. Sono però in corso alcuni processi di trasformazione”.
Se ci si sofferma sulla dimensione della famiglia, “tra i fattori strutturali dell’italian way of life, che la crisi ha finito per esaltare, vanno ricordati il basso indebitamento privato, la propensione al risparmio e all’accumulazione di ricchezza reale, le garanzie di tutela del welfare grazie all’ampiezza della copertura pubblica”. Così il 71,5% delle famiglie dichiara che il reddito mensile è sufficiente a coprire le spese mensili: la quota sale al 76,7% al Nord-Ovest, a quasi il 79% al Nord-Est, al 71% al Centro, mentre al Sud scende al 63,5%. Maggiori difficoltà hanno incontrato le famiglie monogenitoriali (circa il 39% ha avuto difficoltà nel coprire le spese mensili con il proprio reddito) e quelle residenti nei Comuni tra 10 mila e 30 mila abitanti (32,9%).
“Il 28,5% delle famiglie che ha avuto difficoltà a coprire le spese mensili con il proprio reddito ha fatto ricorso a una pluralità di fonti alternative, con una miscela che si è dimostrata efficace”: il 41% ha fatto ricorso a risparmi accumulati in passato; in oltre un quarto delle famiglie uno o più membri hanno svolto qualche lavoretto saltuario; oltre il 22% ha utilizzato la carta di credito per rinviare al mese successivo i pagamenti; il 10,5% si è fatto prestare soldi da familiari, parenti, amici; l’8,9% ha fatto ricorso ai prestiti di istituti finanziari; il 5,1% ha acquistato presso commercianti che fanno credito.
Gli italiani hanno tagliato gli sprechi. Oltre l’83% delle famiglie negli ultimi 18 mesi ha modificato le proprie abitudini alimentari; di queste, la quota preponderante (quasi il 44%) ha modificato poco, il 32,2% ha modificato abbastanza, quasi il 7% molto. I cambiamenti riguardano per il 40% proprio il contenimento degli sprechi. Nei consumi si va inoltre alla ricerca dei prezzi più convenienti: un cambiamento segnalato dal 39,7% delle famiglie intervistate, praticato soprattutto dai residenti al Centro (43,9%) e da quelli nei Comuni di dimensione intermedia (43,9%). Il 35% delle famiglie, e il 46% degli anziani, ha eliminato dalla spesa prodotti specifici che costano troppo.
Per saperne di più vai al sito Censis
Tratto da helpconsumatori.it