Il 10 Settembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge, poi convertito in Legge dalla Camera il 19 Novembre, il cui art. 15 muove passi decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici, prevedendo:
– l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o società mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;
– la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011 o la cessione del 40% del pacchetto azionario.
Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli del Paese (bollette più care del 30-40%).
È evidente che in un servizio pubblico come quello idrico, che – essendo una rete – non ha concorrenti, i profitti sono facili: basta aumentare le tariffe e non fare investimenti. Questo è quello che è avvenuto in diverse realtà quando la gestione è passata dal pubblico al privato. La normativa citata non tutela i consumatori dai possibili comportamenti speculativi. Anzi, al contrario, il testo di legge impone – anche laddove oggi c’è una gestione pubblica efficiente – l’apertura al privato che cerca profitti o tramite l’aumento delle tariffe o i lavori di appalto. Che la riforma del settore sia necessaria è evidente ma nessun privilegio deve essere previsto per il privato. Se un’impresa pubblica è gestita in modo efficiente non c’è alcun bisogno di privatizzarla. Se le tariffe italiane sono fra le più basse è grazie al “pubblico”. Per Adiconsum è fondamentale, pertanto, la presenza di un’Autorità nazionale per la rete idrica (a cui sia abbinata anche la depurazione delle acque). Un’Autorità che abbia concreti poteri di sanzione sul mancato rispetto dei parametri di qualità, di investimento, nonché sulle tariffe. Un’Autorità che per il sistema idrico abbia delle articolazioni regionali per esercitare l’indirizzo e i controlli necessari su una rete idrica che deve rimanere di proprietà pubblica. Anche se la nuova legge non impedisce ai Comuni di scegliere la via dell’azienda speciale c.d. municipalizzata, in assenza di modifica al testo approvato, Adiconsum appoggerà, assieme a Comuni, Enti ed Associazioni interessati, le varie iniziative di referendum abrogativo, cui tutti i cittadini dovrebbero sentirsi coinvolti, anche tramite la costituzione di un comitato veronese per l’abrogazione della Legge che privatizza i servizi idrici.
D.C.