Un italiano su cinque ha problemi economici con la spesa alimentare a causa della crisi e cambia le priorità dei suoi consumi: si comprano più cibi di base e diminuiscono quelli di alimenti arricchiti, dolcificanti, latte, carne e pesce. E’ quanto emerge dall’indagine Format-Salute/Repubblica sui comportamenti e le abitudini di spesa degli italiani presentata oggi a Roma.
Al centro dell’evento la sicurezza e la qualità alimentare e il confronto fra i maggiori esperti sul tema: da Giorgio Calabrese, docente di Nutrizione Umana a Eugenio Del Toma, Past President ADI al generale dei Nas, Cosimo Piccino. A rappresentare i consumatori il Movimento Difesa del Cittadino con Silvia Biasotto del Dipartimento Sicurezza Alimentare dell’associazione.
La crisi e le conseguenti ristrettezze economiche hannosortito i loro effetti sulle abitudini di consumo. In fase di acquisto di un prodotto alimentare il 76,4% delle preferenze degli italiani tiene conto in prevalenza del prezzo. Come ha spiegato Pierluigi Ascani, direttore FORMAT, “Tengono conto del prezzo più i giovani e coloro che hanno meno di 45 anni, che non coloro che hanno più di 45 anni, in particolare gli individui con un’età superiore ai 55 ed ai 64 anno sembrerebbero essere meno sensibili al prezzo dei prodotti alimentari in sede di acquisto di un prodotto alimentare”.
In particolare, cambia il consumo dei prodotti alimentari e il modo di sedersi a tavola. “Rispetto a 12 mesi or sono – ha proseguito Ascani – aumenta il consumo di riso (+12,3), pasta (+8,0) e olio d’oliva (+6,8); mentre invece, sempre rispetto a 12 mesi fa, diminuisce ancora e in modo assai significativo il consumo di alimenti arricchiti (-44,8), dolcificanti alternativi (-26,4), latte (-26,3), vino (-25,8), alimenti sostitutivi (-21,5), alimenti funzionali (-21,1), merendine e snack (-20,6). Rispetto a 12 mesi fa il 39,9% dei rispondenti ha modificato il proprio modo di fare colazione, il 32,5% ha modificato il proprio modo di pranzare, il 30,4% ha modificato il proprio modo di cenare negli ultimi 12 mesi”.
La ricerca individua le contromisure adottate dagli italiani, facendo la spesa, per fronteggiare la crisi in questi ultimi 12 mesi , ovvero: acquistare la stessa quantità di prodotti, ma in punti vendita meno costosi, es. i discount (38,7% del campione); e comprare gli stessi prodotti, delle stesse marche, ma in quantità inferiore (27,3%). Altre contromisure sono state indicate da Giorgio Calabrese: “Ritornare alla filosofia del km 0, della filiera corta , del cibo acquistato dal contadino o dell’allevatore vicino casa”.
In tema di tutela del consumatore Silvia Biasotto (MDC) ha ricordato l’importanza dell’origine in etichetta dei prodotti: “La provenienza degli alimenti è importante perché consente una reale tracciabilità della filiera essenziale per informare il consumatore in caso di emergenze alimentari, consente di combattere l’omologazione degli alimenti e difende la credibilità del Made in Italy. Ma soprattutto è un diritto fondamentale del consumatore ad una informazione chiara e trasparente”. Ricordando il caso dell’influenza aviaria Biasotto ha sottolineato come l’introduzione dell’obbligatorietà di provenienza delle carni avicole nel 2005 aveva “l’obiettivo di prevenire allarmismi, agevolare il sistema dei controlli e assicurare ai consumatori la possibilità di scegliere consapevolmente cibo italiano”.
Per quanto riguarda il settore ittico, Valentina Tepedino, direttore di Eurofishmarket, ha assicurato: “Non esiste un pericolo sanitario realte per i pesci, perché i pesci che acquistiamo in pescheria sono controllati dagli organi di controllo di riferimento”.
Tratto da helpconsumatori.it